Biomarcatori cardiaci: la loro importanza
Il soggetto colpito da danni a carico del cuore presenta come segni clinici il rilascio in circolo di specifici biomarcatori cardiaci che vengono rilevati e misurati per formulare il corretto quadro patologico del paziente. I test per i biomarcatori cardiaci vengono impiegati per determinare il rischio di sviluppare la sindrome coronarica acuta (ACS) e l’ischemia cardiaca, due patologie che hanno in comune tra di loro un limitato apporto di sangue al cuore e che spesso dipendono dalla stessa causa scatenante rappresentata dalla formazione di placche sulle pareti arteriose: lo sviluppo dell’aterosclerosi provoca il significativo restringimento delle arterie da cui dipende l’ostruzione delle arterie coronarie che portano al cuore. In caso di ischemia cardiaca a causa dalla ridotta quantità di sangue che arriva al cuore il soggetto può risentire di diverse manifestazioni critiche quali: angina, respiro corto, sudorazione. La sindrome coronarica acuta è dovuta dalla rottura di una placca aterosclerotica che determina la formazione di un coagulo nelle coronarie, ne consegue un ridotto apporto di sangue e di ossigeno al cuore a cui si associa la manifestazione di una forma di angina instabile, ossia di dolore prolungato localizzato ad altezza del petto.
Quando si impiega la troponina
Il principale biomarcatore cardiaco in grado di segnalare un danno a carico del cuore è rappresentato dalla troponina che tende ad aumentare (positivo) entro poche ore dal manifestarsi del danno cardiaco e si mantiene alto per più di due settimane, in caso di aumento della serie di test della troponina nelle ore successive indicato un prezioso supporto per la diagnosi dell’infarto. Tra gli altri marcatori cardiaci bisgna segnalare la creatina chinasi (CK) e CK-MB anche se sono stati sostituiti dalla troponina, in alcuni casi possono essere usati come supporto per prevenire un secondo infarto dopo il primo; il CK-MB è una particolare forma dell’enzima creatin- chinasi localizzato nel muscolo cardiaco che tende ad aumentare nel corso di un danno cardiaco ma aviene anche impiegato nel monitoraggio dopo la rilevazione di un aumento di CK e/o quando il test della troponina non è disponibile.