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Approfondimenti Transaminasi: i valori massimi, come capire dalle analisi se sono alte e tante altri notizie e curiosità.

Esercizio fisico e salute: prevenire attraverso il movimento

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Negli ultimi anni abbiamo sempre più spesso sentito dire che l’attività fisica è considerato il farmaco del nuovo millennio.

Tutte le ricerche condotte nel corso degli anni, in effetti, hanno confermato questa definizione innovativa, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scritto una serie di linee guida che riguardano il movimento e la prevenzione delle malattie.

È stato dimostrato, infatti, che svolgere attività fisica regolarmente ha un effetto protettivo rispetto all’insorgere di alcune delle principali malattie degenerative come diabete, cancro e infarto.

Ecco perché diventa indispensabile continuare a praticare attività fisica e mantenersi sempre “attivi”, anche durante i mesi invernali o con l’avanzare dell’età.

Attività fisica: ecco le linee guida

Le linee guida parlano chiaro: con soli sessanta minuti a settimana è già possibile iniziare ad avere i primi effetti benefici, ma ovviamente aumentare la quota di movimento aumenta anche le ricadute positive.

Le linee guida indicano nella quota minima di centocinquanta minuti a settimana, di esercizio a intensità moderata, la soglia che massimizza gli effetti protettivi dell’attività fisica.

Questa soglia può essere raggiunta suddividendo le sessioni di allenamento nell’arco dei giorni.

Un’altra raccomandazione molto importante è quella di evitare periodi eccessivamente prolungati d’inattività, come stare per ore seduti; in questo caso, è indicato alternare la posizione seduta con quella eretta in modo tale da mantenere “sveglio” l’organismo.

Ecco, però, che arriva in nostro soccorso un valido strumento che può aiutarci a raggiungere agevolmente il minutaggio richiesta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Stiamo parlando della pedaliera per riabilitazione!

Pedaliera per riabilitazione: a cosa serve

La pedaliera per riabilitazione è uno strumento molto versatile che permette, con un ingombro davvero minimo, di allenare gambe o braccia simulando il movimento di pedalata tipico delle biciclette.

La grande versatilità di questo attrezzo è dovuta alle sue dimensioni molto contenute, che permettono di posizionarlo sopra o sotto una scrivania, a seconda del gruppo muscolare che si vuole allenare.

In questo modo diventa davvero agevole riuscire a mantenersi attivi anche guardando un film, comodamente seduti sul divano.

La pedaliera è originariamente nata come strumento di riabilitazione, ma nel corso del tempo si è evoluto ed è diventato un attrezzo multiuso e polifunzionale.

Il principio di funzionamento è analogo a quello delle cyclette: la rotazione dei pedali mette in azione un volano sul quale si può agire per diminuire o aumentare il livello di difficoltà dell’esercizio.

Essendo nato come attrezzo riabilitativo, la pedaliera non permette di raggiungere lo stesso livello d’intensità di una cyclette; è comunque ottima in ambienti con spazi ridotti ed è indicata nei casi in cui non sia possibile allenarsi all’aperto.

In commercio esistono diversi modelli, più o meno accessoriati.

Si parte da modelli base per arrivare fino a quelli dotati di piccoli monitor per tenere traccia delle calorie consumate, della distanza percorsa e del wattaggio, ossia la potenza espressa con la pedalata.

Orientarsi nell’acquisto potrebbe non essere semplice perché, come abbiamo scritto sopra, esistono davvero tanti modelli.

Per approfondire l’argomento, dovresti pensare di visitare un sito specializzato che ti aiuti a capire qual è il modello migliore di pedaliera per riabilitazione.

Esercizio fisico e prevenzione: le conclusioni

Arrivati alla fine dell’articolo hai la panoramica completa di quello che bisogna fare per massimizzare gli effetti protettivi dell’attività fisica.

Le linee guida indicano il minutaggio minimo da raggiungere ma, con un attrezzo pratico come la pedaliera, puoi tranquillamente pensare di superare questa soglia e di farlo comodamente da casa.

Bene, ora che sai di cosa hai bisogno non c’è necessità di aggiungere altro: serve solo rimboccarsi le maniche e darci dentro!

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Olio d’oliva: caratteristiche, proprietà e benefici

Uno degli ingredienti più sani e completi presenti nella nostra cucina è l’olio d’oliva. Ottenuto dalla spremitura meccanica delle olive, è alla base della dieta mediterranea, quella che tutti i nutrizionisti elogiano da decenni per i suoi benefici effetti sulla salute.

Se conservato in condizioni ottimali, l’olio d’oliva resiste alle alterazioni e non si deteriora. Può essere cotto a temperature molto elevate senza sprigionare sostanze nocive, ma perdendo purtroppo parte delle sue proprietà benefiche. Per questo è sempre consigliato il consumo a crudo.

Componenti e proprietà dell’olio d’oliva

L’olio d’oliva è un grasso monoinsaturo composto prevalentemente da trigliceridi ed è considerato il miglior condimento, ha un profumo caratteristico e un colore che va dal giallo al verde.

L’olio d’oliva è composto da diversi elementi, come in questo articolo è ben descritto.

La Vitamina E è presente in grandi quantità ed è sia un potente antiossidante, capace di prevenire l’invecchiamento delle membrane cellulari, sia un leggero vasodilatatore che rinforza le pareti dei capillari.

L’acido oleico, presente in alte percentuali, pari addirittura al 75%, è in grado di regolare i livelli di colesterolo. Previene il rischio di ictus, trombosi e infarto, e rallenta i tumori intestinali. L’acido linoleico invece previene malattie come diabete e fibrosi cistica.

Contenuti in piccole quantità sono anche l’acido stearico e l’acido palmitico, oltre alla vitamina A, K e D.

Nell’olio d’oliva sono anche presenti carotenoidi, clorofille e squalene. I carotenoidi sono provitamine, indispensabili per la buona funzionalità della retina. Le clorofille, che conferiscono all’olio il tipico colore verde, sono dei pigmenti liposolubili facilmente ossidabili e hanno un’azione antiossidante. Lo squalene sembra essere particolarmente efficace per contrastare i tumori della pelle.

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Ricco di ferro e completamente privo di carboidrati e proteine, l’olio d’oliva protegge il corpo dai batteri e rinforza il sistema immunitario. Inoltre grazie alla presenza dell’oleocantale, la sostanza che gli conferisce un sapore deciso e forte, l’olio è ideale per combattere i dolori articolari causati da infiammazioni e artrosi.

Ciò che contraddistingue l’olio d’oliva dagli altri oli è la presenza dei polifenoli, cioè quelle sostanze di origine organica vegetale che si concentrano prevalentemente nella polpa delle olive. I polifenoli contrastano l’azione dei radicali liberi, poiché sono antiossidanti naturali, e hanno un effetto antinfiammatorio e antivirale. Se l’olio ha un sapore piccante e amaro vuol dire che in esso sono presenti i polifenoli. Più polifenoli saranno presenti più l’olio sarà un vero e proprio pozione di salute.

Olio d’oliva: il suo utilizzo in cucina

Preferito di gran lunga al burro e alla margarina, l’olio d’oliva è il più utilizzato in cucina, perché adatto a ogni tipo di cottura. Viene impiegato per friggere, soprattutto pesce e patatine, e per preparare minestre, sughi e brodi, e tutte quelle altre preparazioni che richiedono tempi di cottura molto lunghi. È perfetto per cuocere gli alimenti al forno, come per esempio verdure e arrosti, e per saltare le carni bianche. C’è chi lo utilizza anche nella preparazione di dolci e torte, per renderli più leggeri e digeribili.

È il condimento crudo più sano per condire bruschette, insalata, pinzimonio, pesce lesso, crostacei arrostiti, carpacci, formaggi stagionati e pasta in bianco.

Viene spesso utilizzato nello svezzamento dei bambini e, aggiunto di tanto in tanto nell’alimentazione dei cani, elimina la stitichezza e cura l’artrite e l’artrosi nei cani anziani.

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Gli integratori alimentari dalla a alla zeta

Gli integratori alimentari, assunti sempre e solo nel rispetto del buon senso, sono da considerarsi un valido sostegno per la propria salute. Molte persone, spesso a causa della grande disinformazione, ne abusano correndo così rischi enormi (il sovradosaggio può causare ipervitaminosi, alterazioni del bilancio elettrolitico e danni da sovraccarico a livello di fegato e reni). Questa breve guida vuole, quindi, fornire alcune utili informazioni a tutti coloro che si apprestano a iniziare un trattamento mirato (quanto detto non vuole, però, sostituire in alcun modo l’autorevole parere di un professionista del comparto medico). Cerchiamo, quindi, di capire con poche e semplice parole che cosa sono gli integratori alimentari, quali sostanze contengono e quante tipologie ne esistono; nella parte finale del trattato viene, invece, dato largo spazio a precauzioni, controindicazioni ed effetti collaterali perché questi aspetti vengono, ancora oggi, troppo spesso trascurati.

Che cosa sono gli integratori alimentari?

Gli integratori alimentari sono prodotti da assumersi, all’interno di un regime nutrizionale sano e completo, al fine di integrare quanto ingerito nel corso dei pasti. Questi preparati, disponibili in svariate forme, devono però essere presi solo in presenza di reali necessità e attenendosi in modo scrupoloso a quanto riportato nel bugiardino.

Che cosa contengono? Gli integratori alimentari, generalmente, contengono:

  • vitamine;
  • sali minerali;
  • aminoacidi;
  • acidi grassi essenziali;
  • preparati di natura vegetale;
  • aromi;
  • conservanti;
  • probiotici;
  • antiossidanti.

Quanti tipi di integratori alimentari esistono?

Il mercato propone diverse tipologie di integratori alimentari e ciascuno di essi nasce per soddisfare le esigenze del singolo soggetto.

La classificazione

Forniamo ora un breve elenco degli integratori di uso più comune.

  • Integratori alimentari salini: vengono assunti al termine dell’allenamento sportivo e sono certamente i più diffusi.
  • Integratori alimentari a base di carnitina: sono particolarmente indicati in caso di sport anaerobici (esempio body building).
  • Integratori alimentari a base di proteine: sono usati da tutti coloro che seguono un regime alimentare ipoproteico o praticano body building (sono ottimi anche per i maratoneti).
  • Integratori alimentari energetici: vengono assunti prima dell’allenamento al fine di migliorare le prestazioni.

Come si usano gli integratori alimentari?

Gli integratori alimentari vengono, generalmente, assunti nell’arco della giornata, ma il momento esatto dipende, molto spesso, dal trattamento in essere. Prima di iniziare la terapia, si consiglia comunque di consultare il proprio medico e leggere attentamente il bugiardino.

Precauzioni e controindicazioni

Le terapie a base di integratori sono solitamente controindicate in caso di:

  • allergia o ipersensibilità nei confronti di componenti o eccipienti;
  • ulcera peptica;
  • ipertensione arteriosa;
  • gravidanza e allattamento.

Si consiglia infine di seguire la terapia alla lettera, evitare il fai da te e non abusare del prodotto; eventuali sovradosaggi possono arrecare gravi effetti collaterali.

Speriamo, con questa breve e semplice guida, di avere sciolto tutti i dubbi inerenti gli integratori; suggeriamo, inoltre, di iniziare la terapia solo in presenza di motivazioni fondate. Uno stile di vita corretto e un regime alimentare sano non necessitano, in linea di massima, di interventi di questo genere. Per maggiori informazioni e una terapia mirata è, comunque, preferibile rivolgersi al proprio medico ed evitare, in modo categorico, l’auto-prescrizione e l’abuso al fine di scongiurare possibili rischi.

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Come sopravvivere a un narcisista

Una relazione con un soggetto narcisista può essere difficile non solo da vivere, ma anche da chiudere e archiviare. Per questo motivo, serve una sorta di guida pratica per sopravvivere a un narcisista e per riuscire a superare quelle che sono le difficoltà che un rapporto di questo tipo comporta.

Sopravvivere a un narcisista è possibile

Sebbene in alcuni casi possa sembrare impossibile, possiamo dire con certezza che sopravvivere a un narcisista è possibile. Quello che conta è la volontà di riuscire a stare bene nonostante la presenza ingombrante di una figura come questa.

Su un sito di settore come www.psicologa-psicoterapeuta-padova.it/ si potranno trovare tanti, tantissimi consigli per avere a che fare con persone narcisiste e sopravvivere lo stesso.

Prima di entrare nel dettaglio, è importante tracciare l’identikit del perfetto narcisista. Molto spesso, chi vive una relazione con questa tipologia di persona si sente messo da parte e non preso in considerazione. Del resto, così come suggerisce l’immaginario collettivo, il narcisista pensa solo a se stesso e alla propria immagine, sia in termini di aspetto che in termini di percezione da parte degli altri.

Quello che si deve fare quando si ha una relazione con una persona narcisista è iniziare a pensare di ritagliarsi dello spazio per sé e assecondare le proprie esigenze. Questo perché, nella maggior parte dei casi, i narcisi sono spesso impegnati a badare alla loro persona e non a chi sta loro accanto.

Un’altra importante strategia da prendere in considerazione potrebbe sembrare, a primo acchito, un po’ banale. Eppure non lo è. Ai narcisisti non si deve mai dare troppa importanza: solo in questo modo, infatti, si riuscirà a uscire vivi da una competizione. Non bisogna mai affidare la propria vita e il proprio futuro totalmente nelle loro mani, facendo loro capire che, in ogni caso, si mantiene una sorta di indipendenza.

Altri consigli per sopravvivere a un narcisista

Altro fondamentale consiglio da seguire sempre se si ha a che fare con persone di questo tipo è quello di non costringerli a fare delle cose insieme. Loro sono tendenzialmente individualisti ed è per questo che hanno sempre poca voglia di fare qualcosa con altre persone e anche con il partner. Non sarà forzando qualcuno che si risolve il problema.

Inoltre, è importante ricordare anche che le vittime preferite per eccellenza del narciso hanno una personalità e delle abitudini ben precise. Per questo motivo, se si vuole stare alla larga da questa tipologia di persona è utile conoscere quali lati del proprio carattere non mostrare.

Al narciso piacciono le persone timide, magari introverse, che sono facilmente assoggettabili al suo fascino, ma non solo. Spesso tende anche a conquistare tutte quelle persone che, magari, nella vita di tutti i giorni appaiono sicure e determinate, per poi rivelarsi deboli nel rapporto di coppia.

Occhio, quindi, a questi piccoli ma di certo non irrilevanti dettagli, che potrebbero portare direttamente nelle grinfie di un narcisista.

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Renina enzima proteolitico

Un enzima proteolitico sintetizzato dal rene come la renina viene secreto dalle cellule iuxtaglomerulari del rene in risposta a stimoli fisiologici, ed in particolare questo enzima proteolitico della classe delle idrolasi prende parte a processo di regolazione della pressione arteriosa, oltre ad essere implicata nei processi fisiologici che determinano l’ipertensione arteriosa. Nello specifico la renina viene chiamata in causa per favorire la trasformazione dell’angiotensinogeno in angiotensina, che a sua vota viene convertita angiotensina II a livello dei capillari polmonari, da cui dipende la secrezione di aldosterone. Trattandosi di un enzima proteolitico è in grado di scindere la molecola di angiotensinogeno per generare angiotensina. La secrezione di questo enzima a livello renale è soggetta alla collaborazione di vari elementi quali: fattori che riducono la pressione di perfusione renale; riduzione della concentrazione di sodio nel tubulo distale; liberazione di noradrenalina dalle terminazioni simpatiche. Se si verifica la diminuzione pressoria ossia viene stimolata la produzione di renina grazie a barocettori delle cellule juxtaglomerulari che riconoscono l’aumento o la diminuzione pressoria; se avviene invece la riduzione della concentrazione di sodio nell’ultrafiltrato questo fattore viene evidenziato dalle cellule della macula densa che inviano segnali positivi attraverso prostaglandine e negativi attraverso l’adenosina alle cellule juxtaglomerulari, determinando oppure ostacolando la secrezione di renina; inoltre la secrezione di renina avviene per diretta stimolazione dei recettori beta 1 presenti nel rene i quali possono venir esortati da farmaci ad azione simpaticomimetica. Altre notizie su http://www.my-personaltrainer.it/salute/renina.html. Continue reading

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Il ruolo della fibrina

Il ruolo della fibrina

Tra le glicoproteine presenti nel plasma sanguigno, il fibrinogeno viene sintetizzato dal fegato e dal tessuto endoteliale e costituisce il precursore della fibrina, una proteina utilizzata nella coagulazione del sangue, è infatti presente nel plasma sanguigno sotto forma di molecole proteiche  risultando polimerizzata per formare una sorta di maglia in presenza di una ferita. Per bloccare in tempi rapidi gni perdita di sangue il sistema circolatorio crea una temporanea protezione grazie ad un processo complesso che coinvolge tre meccanismi: l’aggregazione delle piastrine nel sito della ferita formando il cosiddetto tappo piastrinico; la vasocostrizione nei vasi sanguigni vicini per ridurre la quantità di sangue nella sede della ferita; l’associazione della fibrina che forma una rete che favorisce il processo di coagulazione del sangue formando così un tappo insolubile. La collaborazione tra questi meccanismi permette di inibire l’emorragia favorendo come conseguenza del processo di guarigione una crosta resistente che protegge la ferita. Per altre notizie si rimanda alla lettura di http://www.pianetachimica.it/mol_mese/mol_mese_2006/11_Fibrina/Fibrina_1.htm. Continue reading

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Bradichinina ruoli biologici

Bradichinina ruoli biologici

Un neurotrasmettitore peptidico prodotto nei tessuti dell’organismo come la bradichinina fa parte del sistema delle chinine svolgendo il ruolo di un importante mediatore nei processi infiammatori, ed infatti la sua produzione si registra in seguito ad un trauma fisico: l’ormone prende infatti parte alla trasmissione del dolore (azione algogena), in presenza poi di un’eccessiva concentrazione di bradichinina si attivano i sintomi dell’infiammazione (gonfiore, arrossamento, dolore). La bradichinina è capace di aumentare la permeabilità dei vasi, si registra così un aumento della vasodilatazione arteriolare stimolando il flusso ematico locale,  questa sostanza determina anche un aumento della permeabilità vascolare a livello dei capillari e delle venule ciò si traduce nella formazione di edemi ed ipotensione. Tra le latre funzioni di tipo biologico della bradichinina vanno segnalati l’escrezione di sodio a livello renale e la contrazione della muscolatura liscia non arteriolare, visto che si va a stimolare la costrizione dei bronchi, dell’utero e di sezioni intestinali. La bradichinina propone azioni dirette, tramite interazione con specifici recettori B1 e B2, ma anche azioni indirette che si evidenziano con il rilascio di ossido nitrico, prostacicline ed EDHF. Per approfondimenti si rimanda alla lettura di http://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/bradichinina.html. Continue reading

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Pepsina quale compito svolge

Pepsina quale compito svolge

Con il termine pepsina si fa riferimento non ad una singola sostanza ma ad alcuni enzimi che appartengono alla classe delle idrolasi ed alla sottoclasse EC 3.4.23, i quali vengono sintetizzati in forma inattiva e costituiscono i succhi gastrici contenuti nello stomaco, con la funzione fondamentale di scindere le proteine in grossi frammenti peptidici detti peptoni. La pepsina, attivata dall’acido cloridrico, rappresenta il più importante tra gli enzimi digestivi  in grado di attaccare le proteine per scomporle in frammenti che in seguito verranno sottoposti ad un’altra scomposizione in singoli aminoacidi dalla tripsina. L’importante compito di questo enzima consiste dunque nel favorire la digestione della maggior parte delle proteine, ad eccezione per la mucina e per alcune varietà di protamine e di cheratina, nello specifico questo enzima prende parte alla digestione delle proteine alimentari, svolgendo una funzione che viene eseguita anche dai succhi intestinali dal momento che sono in grado di scindere le proteine in peptoni. Per altre notizie si rinvia all’articolo http://www.my-personaltrainer.it/salute/pepsina.html. Continue reading

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Gamma-glutamil-transpeptidasi quali informazioni fornisce

Gamma-glutamil-transpeptidasi quali informazioni fornisce

Una glicoproteina legata alla membrana plasmatica responsabile della sintesi intracellulare di glutatione come la gamma-glutamil-transpeptidasi (γ-GT) viene monitorata attraverso gli esami del sangue soprattutto nello screening delle patologie del fegato dovute all’assunzione di farmaci (rifampicina, statine, antiepilettici) oppure all’abuso di alcol, ed infatti la sua attività ematica aumenta in maniera marcata soprattutto negli alcolisti, dal momento che l’alcool etilico rappresenta un induttore della sua sintesi epatica. Il dosaggio del gamma glutamil transpeptidasi è un parametro importante nel caso di epatopatie da danno cellulare e soprattutto nella colestasi. Normalmente questo enzima è presente principalmente a livello epatico mentre la sua presenza nel sangue è alquanto bassa, ma costituisce un indice di alterazione della funzionalità del fegatovisto che i suoi valori si alzano se insorgono danni a livello epatico o se ci sono anomalie a livello dei dotti biliari. Per reperire maggiori informazioni sugli enzimi epatici si rimanda alla lettura dell’articolo http://www.cghlab.com/esami/CGH%20-%20Enzimi_e_diagnostica_correlata.htm. Continue reading

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Proteasoma la sua funzione

Proteasoma la sua funzione

Dal punto di vista immunologico svolge un ruolo significativo il proteasoma o proteosoma, un complesso multiproteico presente in tutte le cellule, in particolare quelle coinvolte nel sistema immunitario: questa molecola é in grado di distruggere le proteine nella cellula tenendo così pulite le strade della cellula, nello specifico degrada i polipeptidi all’interno della cellula. Nel corso della processazione dell’antigene, il proteasoma risulta pienamente implicato, dal momento che la stimolazione di interferone causa la trascrizione e la successiva traduzione di diverse subunità catalitiche per il complesso: LMP2 e LMP7 e MECL-1, si tratta di strutture che subentrano al posto delle subunità β acquisendo una diversa specificità catalitica che determina un incremento dei tagli a seguito di amminoacidi idrofobici e si abbassano quelli dopo residui acidi. Questo processo determina il legame dei peptidi con le molecole MHC e favoriscono il trasporto attraverso TAP1, si determina così la formazione di antigeni che dovranno essere esposti su molecole MHC di classe I. Nell’immunoproteasoma  assume grande centralità la presenza delle subunità PA28 la cui produzione si deve all’interferone-γ. Altre notizie su http://www.treccani.it/enciclopedia/immunologia_%28Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica%29/. Continue reading

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